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Georges Bizet

(Parigi, 25 ottobre 1838 – Bougival, 3 giugno 1875)

Georges Bizet, compositore e pianista francese, trascorse l'infanzia in un ambiente economicamente modesto ma musicalmente vivo: il padre Adolphe e lo zio François Delsarte esercitavano la professione di maestro di canto, la zia Charlotte Delsarte (ex allieva di Cherubini) insegnava solfeggio al Conservatorio, la madre Aimée era una buona pianista.
Pur rivelando subito una prodigiosa memoria e una grande facilità nella lettura a prima vista, tuttavia, il piccolo Bizet sembrava attratto più dalla letteratura e dalle arti figurative che dalla musica.

A nove anni iniziò a prendere lezioni da Antoine-François Marmontel e nel 1848 entrò al Conservatorio di Parigi, dove studiò composizione e fuga con Pierre-Joseph-Guillaume Zimmermann e, dopo la morte del maestro (1853), con Jacques Fromental Halévy (suo futuro suocero e padre del librettista di Carmen).
Fu allievo anche di Charles Gounod (che spesso sostituva Zimmermann) e con lui Bizet instaurò presto un rapporto di stima e collaborazione professionale destinato a durare nel tempo: anche se criticherà taluni atteggiamenti del maestro, Bizet non riuscirà mai a sottrarsi alla sua influenza.

Fra le composizioni del giovane Bizet spicca la Sinfonia in do maggiore (1855), che egli non renderà mai pubblica: l'autografo sarà ritrovato solo nel 1933 e la prima esecuzione, nel 1935, sarà una vera rivelazione, soprattutto per la straordinaria freschezza melodica, più italiana che francese (qualità che caratterizzerà i suoi lavori migliori).

Bizet partecipò al'ambito Prix de Rome, ma ne uscì sconfitto al primo tentativo. Inviò, allora, un'operina buffa (Le docteur Miracle, su testo di Ludovic Halévy) a un concorso bandito da Jacques Offenbach e la giuria (composta da personalità quali Auber, Thomas, Gounod e Scribe) assegnò il primo premio ex aequo a Bizet e a Charles Lecocq.
Come conseguenza di questa vittoria l'operina fu messa in scena nell'aprile del 1857.
Il successo ottenuto introdusse il giovane Bizet nei salotti mondani della Parigi musicale, dove egli incontrò alcuni protagonisti della vita musicale parigina, come Franz Liszt e Camille Saint-Saëns.
Nello stesso anno partecipò per la seconda volta al Prix de Rome e ottenne il massimo dei voti con la cantata d'obbligo Clovis et Clotilde.

Non ancora ventenne, Bizet partì per Roma, dato che il regolamento del Prix assegnava ai vincitori una pensione quinquennale, chiedendo in cambio la presentazione di una o più composizioni all'anno.
A Roma il giovane compositore si ambientò felicemente e, grazie al successo ottenuto come pianista, si introdusse nei salotti della buona società.
Questo fu, forse, il periodo più sereno e felice della sua breve vita: nemmeno le prime avvisaglie della malattia che lo tormenterà – una grave forma di angina – riuscivano a turbarlo.
Bizet scelse per la sua prima composizione commissionata dal Prix, un libretto sulla falsariga del Don Pasquale di Donizetti: Don Procopio. Il giudizio sull'opera fu positivo, ma Bizet non ne fu soddisfatto. Quale secondo lavoro, scartata l'idea di una sinfonia e di un'opera religiosa, mandò a Parigi un'ode sinfonica, Vasco de Gama.

Nel settembre del 1860 Bizet tornò a Parigi e l'anno successivo assistette alla prima parigina del Tannhäuser di Wagner, schierandosi con gli entusiastici estimatori del discusso compositore tedesco.
Nonostante il giudizio estremamente positivo di Liszt sulle sue doti di pianista, Bizet continuò a rifiutare di intraprendere la carriera di concertista, dedicandosi alla composizione.
Per la terza e la quarta commissione del Prix de Rome compose alcune opere strumentali (andate perdute come molti altri suoi lavori) e un'opéra-comique: La Guzla de l'Emir.
Per Bizet il 1862 fu un anno difficile, alle prese con ristrettezze economiche dopo gli stimolanti anni di Roma.

Mentre lavorava con scarsissimo entusiasmo alla vasta partitura di Ivan IV, un grand-opéra in cinque atti, il direttore del Théâtre Lyrique Léon Carvalho gli commissionò un'opera di ambiente esotico, Les Pêcheurs de perles, accolta con discreto favore dal pubblico nonostante un libretto assurdo e scombinato. La critica però si divise: numerosi furono i detrattori, ma tra le voci favorevoli vi erano quelle di Hector Berlioz e Ludovic Halévy. Dopo diciotto repliche Les Pêcheurs de perles venne tolta dal cartellone: rivedrà le scene solo dopo la morte del suo autore.

Bizet fu costretto a guadagnarsi da vivere dando lezioni private, trascrivendo o arrangiando su commissione, e componendo opere di poco conto.
Svanita la speranza di rappresentare Ivan IV al Théâtre Lyrique e falliti i contatti con l'Opéra, fu colto da una profonda depressione e da quella mania di persecuzione che lo accompagnerà per il resto della vita.

Tuttavia, nel 1866 una provvidenziale commissione di Carvalho (l'invito a scrivere un'opera tratta da un romanzo di Walter Scott, La jolie fille de Perth) gli restituì nuove energie: Bizet compose la nuova partitura velocemente (i suoi lavori migliori saranno sempre scritti in fretta, senza dubbi o esitazioni) e contemporaneamente scrisse una serie di mélodies per voce e pianoforte, tra le quali spicca Les adieux de l'hostesse arabe. La nuova opera andò in scena il 26 dicembre 1867 con successo, ma la critica lamentò la presenza di un certo «wagnerismo».

Nell'estate del 1867 Bizet iniziò a collaborare con la Revue National et Etrangère, scrivendo critiche musicali che rivelano autentiche doti letterarie, confermate dagli epistolari.
Nell'autunno conobbe e s'innamorò di Geneviève Halévy, secondogenita del suo ex insegnante, ma l'ostilità della famiglia della ragazza contribuì all'acuirsi della sua crisi personale.
Anche la sua musica registrava i segni della difficoltà e del cambiamento: ne La coupe du Roi de Thulé (di cui ci sono pervenuti solo alcuni frammenti), comparve per la prima volta (nel personaggio di Mirra) quell'immagine femminile che sarà al centro dei suoi lavori più celebri e maturi: L'Arlésienne e Carmen.

Finalmente, nel giugno del 1869, Bizet ottenne il consenso a sposare Geneviève. Ma l'unione, iniziata felicemente, si deteriorerà ben presto a causa dell'instabilità mentale della ragazza.
Sommerso dagli obblighi familiari, Bizet attraversò un periodo professionalmente dispersivo, segnato anche dalla partecipazione alla guerra franco-prussiana del 1870.

Alla fine della guerra, nel 1871, Bizet compose una delle opere più belle del repertorio pianistico a quattro mani: la serie di dodici pezzi Jeux d'enfants, da cui ricavò una suite per orchestra; nell'estate scrisse rapidamente, su invito dell'Opéra-Comique, un'opera in un atto, Djamileh, tratta dal poema amoroso di Alfred de Musset Namouna. Nonostante il buon esito della prima (22 maggio 1872) e la suggestione delle esotiche invenzioni musicali, la nuova opera avrà solo undici repliche e raccoglierà soprattutto critiche negative.
 
Il 1872 fu un anno felice per Bizet, segnato dalla nascita del figlio Jacques e da una nuova commissione di Carvalho (le musiche di scena per un dramma di Alphonse Daudet: L'Arlésienne).
La collaborazione fra il poeta e il musicista si rivelò subito felice sia sul piano artistico che su quello umano, ma l'esito della prima (1º ottobre 1872) deluse le aspettative dei due artisti. Bizet, tuttavia, ricavò dalla sfortunata partitura una suite per grande orchestra che ottenne un grande successo nel novembre dello stesso anno.
 
Tra il 1873 e il 1875 Bizet lavorò a Carmen, il suo capolavoro, opera affascinante che avrà fra i suoi più entusiastici ammiratori Friedrich Nietzsche, Piotr Ilič ČaikovskijGiacomo Puccini e anche il giovane Sigmund Freud. Il soggetto, tratto da una novella di Prosper Mérimée e ambientato nella Spagna degli zingari e dei toreri, suscitò un forte scandalo e all'esito deludente della prima fece seguito la reazione aspra e violenta della stampa.

La salute di Bizet risentì profondamente di questi eventi, e lo costrinse sulla sedia a rotelle. Il 28 maggio 1875 partì con Geneviève per Bougival dove, rinfrancato da un paio di giorni di tranquille passeggiate, si concedette un bagno nel fiume, imprudenza che gli provocò un accesso di febbre reumatica e una crisi cardiaca. Il 2 giugno la crisi parve superata, la sera andò in scena Carmen all'Opéra-Comique, ma nella notte Bizet morì.
Sulle cause del decesso la famiglia fornì versioni contrastanti e non è stato mai chiaro se Bizet sia morto di un attacco di cuore o angina, o se la grave depressione l'abbia portato al suicidio.
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creato:lunedì 4 agosto 2008
modificato:mercoledì 14 gennaio 2009