Compagnia d'Arte Drummatica
musica incidentale
Compagnia d'Arte Drummatica opera nel panorama della musica sperimentale.
Il progetto, ideato dal percussionista Mario Martignoni nel 1994 per esplorare il mondo della percussione ortodossa e non, si è arricchito in seguito alla partecipazione attiva di altri musicisti che, oltre a permettere l'esecuzione e la rielaborazione dei lavori percussivi precedentemente realizzati, ha portato all'ensemble nuovi timbri e indirizzato Compagnia nella dimensione ad essa più consona, quella della musica incidentale - musica che più che avere una sua autonomia vive in relazione ad altro -.
L'interesse verso questo settore ha portato il gruppo a relazionarsi ad altre forme d'arte realizzando collaborazioni con gruppi di danza, artisti figurativi, scrittori, e operando in ambiti come il cinema e il teatro.
L'attuale organico vede insieme musicisti provenienti da esperienze diverse, ed è costituito oltre che da batteria e percussioni, da sassofoni, tromba, contrabbasso, campionamenti, pianoforte, armonium, toy piano, e vari strumenti inventati.
Le peculiarità del lavoro svolto vanno dalla riscoperta di una musicalità primitiva alla ricerca di effetti e sonorità particolari ottenute dall'uso non sempre ortodosso degli strumenti, il tutto con un orecchio sempre teso verso tradizioni musicali "altre"’ ed una tecnica compositiva che lascia sempre spazio all'improvvisazione.
La performance dal vivo continua a essere per Compagnia d'Arte Drummatica il più naturale e riuscito strumento di comunicazione emotiva e spettacolare, sia essa sul palco di una manifestazione musicale o di un locale, sia essa in strada (in versione acustica da buskers) o ancora in spazi espositivi tipici delle mostre d'arte.
Teatro Sonoro
Gli ultimi anni di lavoro ci hanno portato a prendere coscienza dell'essere musicisti appassionati alle possibilità di applicazione e ancora meglio, di relazione della musica con le altre arti, che creano una 'fisicità' che il suono in sè non ha. Sono nate così le collaborazioni con videomaker, artisti figurativi, danzatrici e danzatori, che hanno anche cambiato il nostro approccio al fare musica fino a portarci, nelle occasioni in cui non interagiamo con altri, a una particolare qualità di spettacolo, di 'teatro sonoro'. Un lavoro verso una ricerca dei punti di contatto tra la musica e il teatro in particolare, sempre mantenendo fede a una visione 'cameristica', credendo cioè nella possibilità di sonorizzazione che nasca da un collettivo di piccole dimensioni, in cui l'estrema elementarità dei mezzi operati porti a costruire delle macchinazioni che abbiano contemporaneamente il prestigio della enorme complicazione, dell'enorme raffinatezza e la, diciamo, irrisoria e irridente semplicità, elementarità, dei mezzi messi in opera.
Una ricerca
- sul semplice 'suono' degli strumenti per creare un universo 'teatrale' per lo spettatore;
- sul 'suono in sè' come veicolo di senso (e non tanto di significato), anche mediante l'utilizzo di voci 'lontane', di cui non riusciamo a decifrare i significati e le logiche grammaticali ma dalle quali veniamo sopraffatti per la qualità 'umana' e per la particolare sonorità di una lingua;
- sulla dimensione 'incidentale' per giungere a sonorizzazioni nelle quali la musica non vive autonomamente ma, al contrario, in interazione continua rispetto alle azioni o ai testi presenti nello spettacolo;
- sulle possibilità di evocare le emozioni e di supportarle in maniera diretta, premusicale, cioè non sottoposta a legami di tipo melodico, armonico o contappuntistico;
- sull'attenzione per il silenzio e l'economia dei suoni, per cui l'annullamento di qualsiasi suono (qualcosa colpisce, sempre e comunque, la nostra percezione acustica) o un intervento minimo da parte di ciascun musicista, possono creare una situazione percettiva irreale, astratta, che se ricercata può dare effetti suggestivi di straniamento, di attenzione
amplificata all'azione;
- sulla creazione musicale che può essere stimolata dalle gestualità attivate per produrre suoni;
- sull'attenzione per gli spettatori che sono 'immersi' in uno spettacolo che si svolge anche davanti ai loro occhi per cui le azioni e i passaggi dei musicisti alle varie parti dello strumentario (e dello spazio scenico) possano essere connotati in maniera teatrale;
- sulle possibilità di coinvolgimento degli spettatori proprio secondo logiche di 'immersione', condizionati dalle quali ci lasciamo avvolgere da sonoro e azione senza pensare alle logiche costitutive e grammaticali relative.
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creato: | venerdì 7 agosto 2009 |
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modificato: | venerdì 7 agosto 2009 |