Antonio Cesti
(Arezzo, 5 agosto 1623 – Firenze, 14 ottobre 1669)
Antonio Cesti, oggi noto soprattutto come un compositore italiano di epoca barocca, è stato anche cantante (tenore) e organista.
Nato ad Arezzo, studiò con vari musicisti locali. Nel 1637 prese l'abito dei Minori conventuali francescani e, trasferitosi nel convento di Volterra, ricoprì i ruoli di organista, di maestro di cappella della cattedrale, maestro di musica del seminario e anche quello di organista a S. Croce (Firenze).
Al periodo volterrano risale l'amicizia con il commediografo Ricciardi e con il pittore Salvator Rosa, con il quale intrattenne un'intensa corrispondenza.
Nel 1649-1650 fu a Pisa come tenore nella cappella del duomo, poi a Firenze e Lucca, dove conobbe Francesco Sbarra, suo primo librettista e collaboratore. Nel 1653 fu assunto alla corte di Innsbruck, presso l'arciduca Ferdinando Carlo del Tirolo, in qualità di maestro di cappella della camera.
Eccetto una breve parentesi romana presso la cappella pontificia, Cesti rimase a Innsbruck fino al 1665, quando si spostò con Sbarra a Vienna. Alla corte imperiale fu nominato "cappellano d'onore" e "intendente delle musiche teatrali dell'imperatore"; emblema di questo periodo è Il pomo d'oro, opera monumentale in cinque atti composta per il matrimonio di Leopoldo I con l'Infanta di Spagna.
Nato ad Arezzo, studiò con vari musicisti locali. Nel 1637 prese l'abito dei Minori conventuali francescani e, trasferitosi nel convento di Volterra, ricoprì i ruoli di organista, di maestro di cappella della cattedrale, maestro di musica del seminario e anche quello di organista a S. Croce (Firenze).
Al periodo volterrano risale l'amicizia con il commediografo Ricciardi e con il pittore Salvator Rosa, con il quale intrattenne un'intensa corrispondenza.
Nel 1649-1650 fu a Pisa come tenore nella cappella del duomo, poi a Firenze e Lucca, dove conobbe Francesco Sbarra, suo primo librettista e collaboratore. Nel 1653 fu assunto alla corte di Innsbruck, presso l'arciduca Ferdinando Carlo del Tirolo, in qualità di maestro di cappella della camera.
Eccetto una breve parentesi romana presso la cappella pontificia, Cesti rimase a Innsbruck fino al 1665, quando si spostò con Sbarra a Vienna. Alla corte imperiale fu nominato "cappellano d'onore" e "intendente delle musiche teatrali dell'imperatore"; emblema di questo periodo è Il pomo d'oro, opera monumentale in cinque atti composta per il matrimonio di Leopoldo I con l'Infanta di Spagna.
I drammi austriaci successivi, a partire dalla Dori del 1657, si contraddistinguono per una maggior ricchezza di pezzi concertati e di sezioni corali, e sono incentrati su soggetti non più storici ma allegorici e mitologici.
La fama postuma di Cesti e la conoscenza diretta che di lui ebbe il Settecento sono legate alla feconda produzione di cantate da camera a una o due voci, in cui domina il principio della varietà inteso sia come libertà nella successione, nella lunghezza e nel numero di arie e recitativi, sia come impiego di forme e metri diversi.
La fama postuma di Cesti e la conoscenza diretta che di lui ebbe il Settecento sono legate alla feconda produzione di cantate da camera a una o due voci, in cui domina il principio della varietà inteso sia come libertà nella successione, nella lunghezza e nel numero di arie e recitativi, sia come impiego di forme e metri diversi.
creato: | giovedì 13 dicembre 2007 |
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modificato: | martedì 16 febbraio 2010 |