THEE MUTANDAS
"Son of a bitch" è finalmente pronto: tra meno di un mese tutti si chiederanno chi diavolo siano James Johnson e John Jameson, ovvero Thee Mutandas. Non si sa da dove vengano, quanti anni abbiano, che cosa facessero prima di concepire questo album di 13 brani. Sicuramente non sono dei musicisti provetti. Non sono nemmeno intonati, e, quando sono sobri, riescono a biascicare a fatica qualche parola in inglese. Ma loro se ne fregano, e con “Son of a bitch” sono venuti da chissà dove a scodellarci un disco strafottente e casinista, veloce ed essenziale. A cavallo tra il low-fi, il punk e l’alternative, con qualche picco demenziale, Thee Mutandas si calano le braghe e mostrano gli attributi a suon di watt. Ritmi incalzanti, testi taglienti al limite dell’ossessivo, chitarre potentissime: “Son of a bitch” è una corsa di quasi mezz’ora su delle sgangheratissime montagne russe, cariche di gente impazzita e con il macchinista distratto da Jackass alla TV! Il singolo estratto dall’album è proprio “Son of a bitch”, brano massiccio, dal testo talmente controverso che non tutti capiranno... o forse si?
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creato: | lunedì 11 novembre 2013 |
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modificato: | lunedì 11 novembre 2013 |