Andrés Segovia
(Linares, 28 febbraio 1893 – Madrid, 3 giugno 1987)
Andrés Segovia è stato un chitarrista spagnolo, un musicista fondamentale per la storia della chitarra classica perché ha dato l'avvio alla sua rinascita.
Se fino a Segovia, infatti, la chitarra classica era conosciuta solo nelle sue forme più popolari, con lui varcò le porte dei teatri e delle sale da concerto di tutto il mondo, riconquistando una dignità perduta nei secoli. Da strumento conosciuto solo nelle sue forme più popolareggianti, infatti, con Segovia la chitarra tornò ad essere un vero e proprio strumento da concerto, e per essa iniziarono anche a comporre molti nuovi autori (non più solo i chitarristi compositori, come nell'Ottocento di Mauro Giuliani e Fernando Sor).
Segovia fu dapprima violoncellista, rivolgendosi in seguito allo studio privato della chitarra presso vari maestri, e sviluppando presto una sua tecnica e un suo linguaggio più moderni. Segovia stesso ha sostenuto più volte, infatti, di essersi "fatto da sé", di esser stato ad un tempo il maestro e l'allievo di se stesso.
La prima apparizione in pubblico di Segovia avvenne in Spagna all'età di sedici anni, e pochi anni dopo egli tenne il suo primo vero concerto a Madrid, suonando una trascrizione per chitarra di Francisco Tárrega ed alcune sue trascrizioni di Johann Sebastian Bach.
Di Segovia, scrive così il chitarrista e didatta Ruggero Chiesa (a cui si deve, sul piano culturale e dell'insegnamento, un contributo fondamentale): "L'autorità di Segovia fu addirittura schiacciante fra gli esecutori di quello strumento, poiché, almeno fino al termine degli anni Cinquanta, egli non conobbe rivali in condizioni di competere con la bravura e la consistenza del suo repertorio. Inoltre, nessuno prima di lui era riuscito ad affermare la completa credibilità della chitarra, uno strumento conosciuto per il suo uso in prevalenza popolare, ma considerato senza storia nell'ambito della musica colta, i cui ultimi fasti risalivano addirittura ai primi decenni dell'Ottocento. In quel periodo di tempo gli esecutori valentissimi erano molto frequenti, e per merito di ottimi compositori si era formata una letteratura originale particolarmente ricca. Poi, nell' epoca immediatamente successiva, la chitarra aveva abbandonato quasi del tutto le velleità solistiche, accontentandosi di far da sostegno alla voce, anche se i motivi di tale ridimensionamento non erano certo da ricercarsi nella sua inattitudine a sostenere compiti di grande complessità. [...] Per riuscire in questo scopo non bastava però possedere la natura dell'interprete di rango, ma occorreva la dimostrazione che la chitarra poteva sostenere il peso di un repertorio al di sopra di ogni sospetto in termini di qualità".
Oltre a dare nuova luce e rivalutare, anche se parzialmente, gli autori classici della chitarra, come Giuliani e Sor (per non parlare di Bach, il quale ha comunque lasciato ben quattro suite per liuto, lo strumento antesignano della chitarra, più alcune trascrizioni), Segovia si rivolse ad alcuni dei più rappresentativi musicisti del suo tempo, invitandoli a creare per lui e per la chitarra opere totalmente nuove. In questo modo sono nate alcune delle pagine più belle del repertorio chitarristico di ogni tempo, opera dei compositori cosiddetti "segoviani" (tra cui Heitor Villa-Lobos, Mario Castelnuovo-Tedesco, Joaquin Rodrigo, Manuel Ponce, Joaquin Turina e Manuel de Falla).
Segovia cominciò quindi a presentarsi al pubblico con opere di grandi e più "facili" autori, facendo comunque convergere su di sé l'attenzione dell'elite musicale, incuriosita per la novità di quell'esperimento.
Qualcuno sostiene tutt'ora essere che questo sia stato un limite dell'operato di Segovia, altri, al contrario, ritengono che egli sia stato un uomo capace di tenersi lontano dalle mode intellettuali che in qualche misura hanno sempre avvantaggiato le cosiddette avanguardie.
Non bisogna poi dimenticare le importanti trascrizioni che Segovia fece di brani pianistici dei suoi conterranei Albéniz e Granados, tanto che a prima vista sembrerebbero musiche scritte appositamente per l'esile strumento a sei corde.
Nonostante questo, è innegabile che, almeno agli occhi della cultura ufficiale, oggi alla chitarra mancano pagine significative di Berg, Schoenberg, Shostakovich, Stravinskij, Hindemith, Ravel e così via, una lacuna che getta un grande vuoto nel novero degli autori invitati da Segovia a scrivere per chitarra.
Nel periodo della piena maturità artistica, Segovia insegnò anche ai corsi estivi dell'Accademia Chigiana di Siena, (celebre ritrovo dei più grandi didatti-strumentisti in circolazione), trasmettendo così la sua lezione alle giovani generazioni.
Un patrimonio di conoscenze e di sensibilità da cui molti partirono per accrescere e sviluppare ulteriormente quanto Segovia aveva iniziato.
creato: | lunedì 26 maggio 2008 |
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modificato: | martedì 14 febbraio 2017 |