Aleksandr Skrjabin
(Mosca, 6 gennaio 1872 – Mosca, 27 aprile 1915)
Nato da una famiglia aristocratica, iniziò lo studio del pianoforte in tenera età, prendendo lezioni da Nikolaj Zverev, insegnante severo e maestro anche di Sergej Rachmaninov, nella cui casa erano spesso ospitati musicisti contemporanei come Čajkovskij.
Studiò poi composizione al Conservatorio di Mosca con Anton S. Arenskij, A. Sergej Taneev e Vasilij Il'ič Safonov.
Nell'ambiente del Conservatorio subì il fascino delle esperienze mistiche ed estatiche del decadentismo letterario russo, in particolare del filosofo-poeta Merežkovskij.
Tuttavia, sentendosi da meno di Rachmaninov, che aveva mani eccezionalmente grandi, ed entrato in competizione con un altro studente aspirante virtuoso del conservatorio, Skrjabin si danneggiò gravemente le articolazioni della mano destra con un intenso studio sulle 32 Sonate di Beethoven e le difficili Islamey di Balakirev e Fantasia sul Don Giovanni di Liszt.
Il suo medico decretò l'irreparabilità del danno alla mano destra, e in quell'occasione Skrjabin scrisse uno dei suoi capolavori: la Sonata in fa minore, e successivamente il Preludio e Notturno op.9 per mano sinistra sola.
A causa della sua insofferenza verso le composizioni obbligate, in forme che non lo interessavano, Skrjabin fu respinto all'esame di composizione, e non si diplomò.
Nel 1908-1910 fu a Bruxelles, dove frequentò circoli esoterici e teosofici; a questo periodo risale il Prometeo (Poema del Fuoco), il suo lavoro più "allucinato", nel miraggio di una sintesi estetica fondata su misteriose relazioni tra suoni e colori e cioè di una sinestesia tra suono e musica (tanto che redige una sorta di formulario di corrispondenze tra le note musicali ed i colori con i relativi significati).
Prometeo fu un'opera mai definitivamente compiuta secondo le aspirazioni di Skrjabin; o almeno, ai suoi tempi risultò piuttosto complicato riuscire nell'effetto suono-luce. Fu solo dopo la sua morte che una serie di studi e tentativi portarono qualche risultato in merito: difatti una delle più belle realizzazioni dell'opera è considerata quella olandese, andata in scena il 20 novembre 1994 a l'Aja, promossa da Håkon Austbö (pianista norvegese). L'orchestra locale diretta da Oliver Knussen, si esibì con il coro del Royal Conservatory, e con la partecipazione di due solisti: Håkon Austbö al pianoforte e Robbert van Steijn ad una speciale tastiera (il Clavier à Lumières); il tutto accompagnato da circa quattrocento luci che illuminavano cinque schermi verticali (che sembrava assumessero forme e facessero movimenti, grazie alle luci stesse, in stretto rapporto con i temi musicali), a cui il pubblico rispose con un'ovazione.
Verso la fine della sua vita Skrjabin si avvicinò sempre di più al misticismo. Egli sosteneva infatti che un giorno il calore avrebbe distrutto la terra: una teoria sulla quale si basa Vers la flamme op.72, composizione nella quale un calore sempre più spaventoso distrugge ogni sorta di riferimento armonico e tonale.
Nel 1910 Skrjabin si stabilì definitivamente a Mosca, dove la morte per setticemia troncò il suo progetto di un Misterium che avrebbe fuso tutte "le seduzioni dei sensi" (suoni, danze, luci e profumi) in un rituale da celebrare in un tempio emisferico.
Totalmente estraneo alle istanze della musica nazionale russa, le prime composizioni di Skrjabin risentono dell'influenza di Chopin, anche per quanto riguarda la forma; poi la sua opera compositiva si evolve verso una sempre maggiore originalità, armonie e colori inusuali.
È possibile seguire l'evoluzione dello stile di Skrjabin attraverso le 10 Sonate per pianoforte: in stile tardo-romantico le prime, influenzate da Chopin e Liszt, alla ricerca di un nuovo linguaggio le ultime.
Nella ricerca di un'equiparazione tra armonia e melodia, tra la struttura verticale e quella orizzontale di una composizione, Skrjabin anticipa una tecnica seriale (ne è un esempio il cosiddetto "accordo mistico" di sei suoni, costruito per sovrapposizione di quarte di vario tipo, eludendo i cardini tonali).
Infine, se l'impianto formale delle composizioni conserva gli schemi sonatistici e sinfonici ereditati dall'Ottocento, Skrjabin li espande e li ingigantisce attraverso la timbrica e la densità delle elaborazioni tematiche.
creato: | lunedì 9 giugno 2008 |
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modificato: | mercoledì 14 gennaio 2009 |