Mario Filippeschi
(Palaia, 7 giugno 1907 - Firenze, 25 dicembre 1979)
Dotato d'una voce tenorile di particolare estensione, volume e consistenza timbrica, Mario Filippeschi decide di dedicarsi allo studio del canto. Risale al 1937 l'esordio a Colorno (Parma). Successivamente viene ingaggiato da compagnie d'opera italiane con cui, dal 1938 al 1940, canta in Olanda e in Germania in ruoli di tenore lirico-spinto.
Questi suoi impegni in Nordeuropa non gli impediscono di intraprendere anche in Italia una carriera fra le più brillanti, iniziata felicemente al teatro Verdi della sua città natale il 28 ottobre 1938, dove sostiene il ruolo del duca di Mantova nel Rigoletto di Giuseppe Verdi a fianco di Gino Bechi. Nel corso della sua attività tornerà altre due volte sulle scene pisane e sempre con opere di Verdi: nel novembre 1948, quale Radames nell'Aida con Maurizio Pedrini e Boris Christoff, e nell'aprile 1959 nei panni di Manrico nel Trovatore diretto da Ermanno Wolf-Ferrari.
Rigoletto è anche l'opera con cui inizia la scalata al successo nei grandi teatri delle capitali italiane. Tra Roma e Napoli Filippeschi svolge gran parte della propria carriera negli anni Quaranta e gran parte degli anni Cinquanta, ricoprendo i ruoli del grande repertorio popolare a fianco dei più famosi cantanti di quel tempo: al teatro dell'Opera di Roma debutta nell'ottobre 1941 nella Traviata di Verdi, accanto a Maria Caniglia, diretta da Oliviero De Fabritiis; segue un'intensa attività presso il teatro romano, che lo vede prodursi in ruoli pucciniani. Infine sarà anche Arturo nei Puritani di Vincenzo Bellini in uno sfarzoso allestimento del maggio 1948, cui partecipavano Margherita Carosio, Carlo Tagliabue e il giovanissimo Sesto Bruscantini.
Al teatro dell'Opera Mario Filippeschi è inoltre fra i protagonisti di importanti riprese romane di opere verdiane, come Simon Boccanegra (nel ruolo di Gabriele Adorno) con la Caniglia, Gobbi, Neri, Panerai, diretta da Vittorio Gui (dicembre 1952) e del Don Carlos nel gennaio 1952 con Caterina Mancini, Nicolai, Boris Christoff, Gobbi, Neri; è anche Arnoldo in varie edizioni del Guglielmo Tell di Rossini, tra cui spicca, per l'importanza della compagnia di canto quella del giugno 1953 con Antonietta Stella e Tito Gobbi.
Altro teatro cui il Filippeschi lega la sua fama è il San Carlo di Napoli, sulle scene del quale raggiunge un'incredibile popolarità fin dal debutto nella Traviata di Verdi a fianco della Carosio (novembre 1941), e continua a riscuotere successi trionfali nell'Andrea Chénier di Umberto Giordano con Renata Tebaldi, diretta da Gabriele Santini (gennaio 1951), nel Mefistofele di Arrigo Boito con Rosanna Cartieri e Rossi Lemeni diretta da Gianandrea Gavazzeni (marzo 1951), nel Faust di Gounod con la Tebaldi e Italo Tajo (giugno 1951), ne I vespri siciliani di Verdi con Anna De Cavalieri, Guelfi, Neri, diretta da Tullio Serafin (gennaio 1955), e in altre due grandi edizioni del Guglielmo Tell: nell'aprile 1956 con la Tebaldi e Rolando Panerai, diretta da Tullio Serafin, e nel dicembre 1957 con Gabriella Tucci e Taddei, diretta da Francesco Molinari Pradelli.
Non manca una breve ma prestigiosa attività presso il teatro alla Scala di Milano, dove debutta l'8 settembre 1948 come Maurizio di Sassonia nell'Adriana Lecouvreur di Francesco Cilea con Mafalda Favero e Giulietta Simionato, tornando in seguito per la Tosca con Taddei (ottobre 1948) e per La forza del destino con Barbato, Simionato, Silveri e Christoff diretta da Victor De Sabata. L'estensione e il volume della voce permisero al Filippeschi di esibirsi anche nei grandi teatri all'aperto come le terme di Caracalla, dove tra il luglio e l'agosto del 1948 canta in Aida e Mefistofele, e all'Arena di Verona, dove nell'estate del 1953 canta nell'Aida con Maria Callas.
Sono da ricordare anche gli impegni che ebbe con i piccoli teatri di provincia fin dagli inizi della carriera: nel 1941 al Teatro Comunale di Casalmaggiore (Tosca) e al Teatro Metastasio di Prato (Madama Butterfly), nel giugno 1943 al Teatro Comunale di Lonigo (Madama Butterfly, con Favero e Simionato), nell'ottobre 1946 al Teatro Bellini di Catania (Tosca con Tebaldi e Basiola) e nel 1954 al teatro dell'Unione di Viterbo (Aida con Barbato).
Molto intensa fu anche la sua carriera internazionale che lo porta fin dal 1946 in Sud Africa, Spagna, Portogallo e in Sud America dove canta a Città del Messico con Maria Callas in Tosca e Aida (Palacio de las bellas artes, giugno 1950) e a Rio de Janeiro con Renata Tebaldi (teatro Municipal, settembre 1951, Aida). Fra i tanti ruoli tenorili cosidetti "di repertorio" spicca la sua partecipazione alla prima ripresa nel XX secolo dell'Armida di Rossini, in cui ricoprì i ruoli cavallereschi di Gernando e Ubaldo con Maria Callas, Raimondi e diretta da Tullio Serafin.
Si ritira dalle scene intorno al 1959 e muore a Firenze il 25 dicembre 1979.
La voce del Filippeschi era corposa e brunita e capace di sfoggiare acuti impressionanti per sonorità e potenza. Ciò nonostante l'artista ebbe alcuni detrattori fra i critici: fra loro, soprattutto R. Celletti, che, a proposito delle incisioni discografiche, riscontrò nella sua voce notevoli durezze che causavano alquante difficoltà nel canto legato e nelle modulazioni.
In effetti fu spesso imputata al F. una certa mancanza di fantasia interpretativa e per questo l'artista abbandonò presto opere come Bohème e Traviata che richiedono al tenore un grande abbandono elegiaco, per passare a ruoli decisamente drammatici, come Manrico nel Trovatore, Calaf nella pucciniana Turandot e Radames nell'Aida, ruoli in cui poté eccellere negli anni Quaranta e Cinquanta, fino all'avvento di F. Corelli e M. Del Monaco, con cui aveva in comune la potenza e il volume di voce, ma con i quali non poteva competere in coinvolgimento emotivo. Tuttavia è innegabile che le sue interpretazioni di Arnoldo nel Guglielmo Tell e di Arrigo nei Vespri siciliani furono le migliori del tempo e ancora, per certi versi, insuperate.
Fonte: | www.treccani.it |
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creato: | lunedì 1 dicembre 2014 |
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modificato: | martedì 14 febbraio 2017 |