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Brani di Pin Cushion Queen

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Le raccolte di Pin Cushion Queen

Pin Cushion Queen

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CHI E COSA
1.    Il nome Pin Cushion Queen è dovuto a una filastrocca scritta da Tim Burton
2.    Di Burton volevamo riprendere il gioco tra il gotico onirico e la presa in giro del quotidiano paradossale, per calarlo in un ambito rock dalle intenzioni bellicose. Il progetto nel frattempo si è trasformato, si è trasferito, ha cambiato componenti e ha preso molte direzioni diverse rispetto all’inizio. Ma il nome non è cambiato così come le intenzioni bellicose
3.     Ora il gruppo di base è a Bologna ed è composto da tre elementi: Micciola, Calandrino e Zanardi. L’ultimo è soprattutto un batterista, ma gli capita anche di suonare strumenti elettronici. Tutto il resto (basso, chitarre, voci, synth e quant’altro) è diviso tra gli altri due
4.    Fin dall’inizio siamo passati dallo stoner all’indietronica e dai riferimenti più colti al punk, senza nessun rispetto. Characters (2011), cinque brani e nostra prima vera pubblicazione, ha dei chiari riferimenti tra loro lontanissimi: tra gli atri, Mr. Bungle, Sonic Youth, Motorpsycho e musica popolare come quella garganica. Il disco è stato recensito con entusiasmo da rockit 
5.    Dopo i personaggi di Characters, il 13 aprile 2016 è uscito il primo Ep di Settings (cioè “ambientazioni”), che prevede in tutto l’uscita di 3 Ep da tre brani ciascuno nel corso del 2016. Settings è il secondo capitolo di una sorta di trilogia della narrazione, in cui l’ultimo sarà Stories. 
6.    In Settings gli strumenti si moltiplicano rispetto al disco precedente, con synth, pianoforti, glokenspiel, percussioni e chitarre acustiche. Insieme alla ricchezza timbrica cambiano le influenze: le più dirette si ritrovano in Liars, Battles e gli ultimi Radiohead

COME E PERCHÈ
7.    Per noi il canto è solo melodia, i testi un corredo per indirizzare le suggestioni musicali in modo di poco più preciso. Per chi tiene i testi in maggiore considerazione rispetto alla musica c’è la letteratura
8.    Ogni nostro brano vuole essere molto diverso rispetto agli altri, così come le sensazioni da cui nascono sono molto diverse tra loro. La nostra impronta, comunque, è evidente e si ritrova nell’insieme di alcune abitudini, come per esempio le atmosfere cupe, l’uso di più voci per effetti corali, o il primo piano concesso in diversi punti a basso, batteria e percussioni
9.    Cantiamo in inglese, altrimenti ci rivolgeremmo al solo pubblico italiano e questo contraddirebbe la legge dei grandi numeri
10.    La nostra musica è inconsapevolmente italiana, cioè senza farlo apposta e pur avendo tutt’altre influenze, ci ritroviamo molte volte a usare forme che ricordano grandi compositori italiani come Piero Umiliani o Nino Rota. Non è comunque un buon motivo per cantare in italiano disobbedendo alla legge dei grandi numeri
11.    Il numero di strumenti che usiamo è tale per cui ognuno di noi dal vivo è costretto a passare dall’uno all’altro, magari durante lo stesso pezzo. 
12.    Amiamo suonare concretamente le sezioni ritmiche, anche se ci affidiamo spesso a loop di ogni tipo. Per il resto esploriamo qualsiasi dimensione timbrica, elettronica e non. Per noi non vuol dire essere confusi ma sperimentare

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autore:Marco Calandrino
creato:mercoledì 13 novembre 2013
modificato:mercoledì 29 marzo 2017