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Gaetano Donizetti

(Bergamo, 29 novembre 1797 – Bergamo, 8 aprile 1848)

Gaetano Donizetti deve molta della sua fortuna al compositore bavarese Simon Mayr che, trapiantato in Italia, istituì nel 1806 a Bergamo una scuola di musica gratuita, ove il poverissimo giovane ebbe modo di farsi subito notare ed apprezzare.
Nel 1818 Donizetti scrisse la sua prima opera rappresentata: L'Enrico di Borgogna.
Dai primi anni '20 in poi per il musicista è lavoro continuo, estenuante, contratto dopo contratto.
Anna Bolena (Milano 1830), trentacinquesima fatica di un catalogo di oltre settanta opere, è il primo capolavoro che fa emergere il suo autore dalla nutrita schiera di operisti post-rossiniani di maniera e che gli spalanca le porte del grande successo. Richiesto ovunque, Donizetti lavora incessantemente e conquista, come Rossini e Bellini prima di lui, il pubblico di tutte le principali capitali europee.
Nel 1843 rappresenta il suo ultimo capolavoro Don Pasquale e rallenta la produzione.

Lo stronca nel 1848 una malattia mentale i cui primi sintomi si erano già verificati al termine del terzo decennio del 1800, malattia terribile che lo aveva costretto negli anni '46-'47 all'internamento nel manicomio di Ivry-sur-Seine in Francia.
La produzione donizettiana, assai ricca anche per quanto attiene alla musica strumentale da camera, alla musica sacra e alle liriche da camera, comprende indifferentemente tutti i generi operistici del tempo, dalla farsa all'opera comica, alla semiseria, alla tragica.

Donizetti fu un grande musicista, grazie anche agli ottimi studi, anche se non sempre alla quantità delle sue produzioni corrisponde una uguale qualità, ed è abbastanza netto il confine tra la decina di opere di maggior caratura (che di fatto non sono mai uscite dal repertorio) e le restanti.
Nelle opere migliori, tra le quali vanno annoverate anche le opere serie Lucrezia Borgia (Milano, 1833, rev. 1840) e Maria Stuarda (Milano, 1835), l'invenzione melodica è generosa e fluida mentre ricercata è l'orchestrazione su un piano armonico-ritmico che comincia ad emanciparsi dai perfetti, ma datati, moduli rossiniani, trovando talora soluzioni originali.
 
Il modello operistico resta pur sempre quello dell'opera italiana a numeri, ma, oltre al "recitativo ed aria", si fanno luce nella produzione di Donizetti alcuni bellissimi cori e soprattutto pezzi concertati, ove per la prima volta il rilievo psicologico dei personaggi viene fatto emergere attraverso il diverso trattamento delle linee vocali nell'insieme unitario, grazie ad un non comune mestiere contrappuntistico. Mestiere che si rileva pulitissimo anche nei frequenti e brevissimi preludi strumentali di stile quasi schubertiano, che aprono taluni numeri vocali, anticipandone il clima espressivo.

Oltre ad avere firmato il libretto delle farse Il Campanello (Napoli, 1836) e Belty (Napoli, 1837) Donizetti andò progressivamente approfondendo, nell'ultima fase della sua carriera, il rapporto fra testo verbale e testo musicale, modificando i libretti ricevuti, spesso modesti, in nome di ragioni musicali. Tale aspetto, che in Don Pasquale (1843) sembra davvero radicalizzato ed eretto a sistema, è oggetto di studi faticosi che riservano, tuttavia, interessanti sorprese.
Magazzini Sonori
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creato:giovedì 7 febbraio 2008
modificato:giovedì 15 gennaio 2009