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Quartetto Italiano

(Reggio Emilia, 1945)

Paolo Borciani, Elisa Pegreffi e Franco Rossi si conoscono nel 1940 al Concorso Nazionale di La Spezia.
Si ritrovano nell'estate 1942 all'Accademia Musicale Chigiana dove Arturo Bonucci, titolare della cattedra di musica da camera, li unisce al violista Lionello Forzanti per il saggio di fine anno, per il quale eseguono il Quartetto di Debussy.

Nell'agosto 1945 il Nuovo Quartetto Italiano inizia lo studio a Reggio Emilia in casa Borciani, preparando un programma con Beethoven (Quartetto op.59 n.1), Stravinskij (Concertino), Corelli (Sarabanda, Giga e Badinerie), Debussy (Quartetto op.10).
Nel novembre dello stesso anno il Quartetto Italiano tiene il suo primo concerto a Carpi per la neo-costituita Società degli Amici della Musica, poi a Reggio Emilia per l'Organizzazione Giovanile Italiana. 
Il concerto del 13 dicembre 1945 a Milano, per la Camerata Musicale, è la rivelazione: tutte le società italiane vogliono ospitare il Quartetto Italiano.
Nel marzo 1946 il Nuovo Quartetto Italiano vince a Roma il Concorso dell'Accademia di S. Cecilia e quello dell'Accademia Filarmonica Romana.
Alla fine dell'anno i concerti realizzati sono già quarantanove: fra essi spiccano i concerti di Milano per la gloriosa Società del Quartetto e di Zurigo (Tonhalle), prima uscita dall'Italia.

Poco dopo entra nel Quartetto, come viola, Piero Farulli, in sostituzione di Lionello Forzanti che intende dedicarsi alla direzione d'orchestra.

Nel 1947 debuttano in Austria, Inghilterra, al Festival Internazionale di Musiche Contemporanee di Venezia e alle Engadiner Konzertwochen (eseguendo il Quintetto K581 di Mozart con il clarinettista De Bavier). All'Accademia Filarmonica Romana eseguono in prima mondiale il Quartetto n.9 di Villa-Lobos.
Dal 1948 il numero dei concerti cresce in modo costante, e il Quartetto si presenta in numerosi Paesi d'Europa. Durante quest'anno iniziano le registrazioni con la Decca, cui seguiranno nel 1953 quelle con la Columbia e, a partire dal 1965, quelle per la Philips.

Il 1951 è l'anno che apre nuovi orizzonti musicali e geografici al Quartetto Italiano, che ha ormai lasciato la definizione "Nuovo": in agosto suona ai Festival di Edimburgo e di Salisburgo. In questa occasione incontrano Wilhelm Furtwängler e hanno con lui un lungo colloquio notturno che, trasformandosi in lezione straordinaria - l'unica che il Quartetto Italiano abbia mai avuto - segnerà per sempre i "nipoti di Toscanini", consegnandoli a una libertà d'espressione che consentirà loro di penetrare il mondo del grande Romanticismo.
Nel 1951 il Quartetto si reca in America: il concerto del 4 ottobre a New York è un trionfo di critica e di pubblico; alla tournèe USA del 1951 faranno seguito, fino al 1977, altri undici tour ad anni pressoché alterni, durante i quali il Quartetto Italiano visiterà le più importanti istituzioni concertistiche.

Il Quartetto è ormai giunto all'apice della fama: dal 1957 non suoneranno più a memoria e questo consentirà di ampliare il repertorio e costituirà un passo decisivo verso quella libertà di cui aveva parlato Furtwängler, raggiunta finalmente nel segno di un equilibrio ritmico miracoloso.
Nel 1954 incidono il Quartetto n.12 di Milhaud.
L'omaggio a Mozart per il duecentesimo anno della nascita (1956) avviene dopo che il Quartetto Italiano ha completato lo studio dei sei quartetti dedicati ad Haydn, che vengono eseguiti in due serate in alcuni importanti centri musicali fra cui Milano e Fiesole.

I principali Festival li hanno ospiti: così Lucerna dal 1955, il Maggio Musicale Fiorentino dal 1959, il Festival di Primavera di Praga dal 1961, le Berliner Musikfestwochen nel 1977.
Nel 1973 Polonia, URSS e Giappone si aggiungono ai Paesi visitati. Nel 1966 era toccato alla Macedonia, nel 1968 all'America del Sud e nel 1970 a Sud Africa e Zambia.

Arriva il momento dei grandi capolavori: nel 1972 completano l'integrale di Mozart e nel 1973 l'integrale di Beethoven, mentre l'ultimo quartetto di Schubert, il monumentale D 887, dovrà attendere il 1977.
Si compirà così la piena maturazione del quartetto, che negli ultimi anni di vita si dedicherà quasi esclusivamente a programmi monografici ispirati a Schubert e Beethoven, o incentrati su due capolavori dei due compositori (come l'op.132 e la schubertiana Rosamunde).
Da qualche anno, intanto, il Quartetto Italiano si è aperto alla collaborazione con Maurizio Pollini nell'interpretazione del Quintetto op.34 con pianoforte di Brahms, ma l'avventura volge ormai alla fine: nel dicembre 1977 Piero Farulli deve essere ricoverato in clinica per un attacco ischemico. Esce dal Quartetto e non vi tornerà più: viene sostituito dal violista Dino Asciolla, con cui i concerti riprendono in Italia e all'estero.

Nel febbraio 1980 il cerchio si spezza. Paolo Borciani dedicherà gli ultimi anni della sua vita alla versione quartettistica de L'Arte della Fuga, enigmatico capolavoro incompiuto di Bach, che porterà al trionfo assieme ad Elisa Pegreffi e a due giovani allievi di Farulli e Rossi in un Teatro alla Scala entusiasta. Elisa Pegreffi si dedicherà all'insegnamento; Piero Farulli darà vita alla Scuola di Fiesole destinata a diventare un centro di importanza internazionale per lo spirito che l'anima; Franco Rossi torna alla musica da camera cui ha dedicato una vita.

Numerosi i premi discografici internazionali assegnati al Quartetto Italiano. Paolo Borciani, Elisa Pegreffi, Piero Farulli, Franco Rossi sono stati insigniti dal Presidente della Repubblica della Medaglia d' Oro ai benemeriti della Scuola, della Cultura e dell'Arte.

Magazzini Sonori
Proprietà dell'oggetto
Sito web:www.quartettoitaliano.com
Proprietà dell'articolo
creato:giovedì 5 giugno 2008
modificato:martedì 14 febbraio 2017