Boris Christoff
(Plovdiv, 18 maggio 1914 – Roma, 28 giugno 1993)
Boris Christoff mostra fin dall'infanzia un precoce talento musicale, cantando da bambino nel coro della Cattedrale Alexander Nevsky di Sofia. Laureatosi in giurisprudenza negli anni Trenta, ha una breve carriera da magistrato, pur continuando a coltivare privatamente lo studio del canto. In occasione di una sua esibizione come solista del Coro "Gussla" di Sofia, è presente il re Boris di Bulgaria che rimane molto colpito dalla sua voce e dal suo talento tanto da offrirgli un sostegno economico per proseguire gli studi musicali all'estero.
Il 18 maggio 1942, giorno del suo ventottesimo compleanno, Boris parte per l'Italia, destinazione che considera la più naturale per iniziare una carriera di cantante lirico. Studia per due anni con il baritono Riccardo Stracciari, quindi, tra il 1944 e il 1945, prosegue i suoi studi in Austria, al Mozarteum di Salisburgo. Rientrato in Italia al termine della guerra, viene scritturato dall'Accademia Nazionale di Santa Cecilia per un recital di Lieder russi il 28 dicembre 1945, in quello che lui avrebbe poi considerato il suo debutto ufficiale come cantante lirico.
A questo concerto ne segue un altro nel 1946 con l'Orchestra di Santa Cecilia, sotto la direzione di Molinari Pradelli, e nello stesso anno debutta sulla scena operistica interpretando Colline in una produzione de La bohème a Reggio Calabria. Ritorna all'Accademia Nazionale di Santa Cecilia il 7 febbraio 1947 per un recital brahmsiano e la sera successiva debutta all'Opera di Roma nel ruolo di Pimen in Boris Godunov, con grandissimo successo di critica e di pubblico. Da allora l'ascesa di Christoff è inarrestabile e la sua attività prosegue in tutti i maggiori teatri d'Italia e del mondo, dalla Scala di Milano al Covent Garden di Londra, dall'Opéra di Parigi al Teatro Municipal di Rio de Janeiro.
Nel 1950 è invitato a cantare al Metropolitan Opera di New York nel Don Carlo ma, dopo varie trattative, gli viene negato il visto d'ingresso a causa del McCarran Immigration Act che impediva l'accesso negli Stati Uniti a cittadini dei paesi dell'est europeo. Il ruolo fu alla fine ricoperto da un basso italiano, Cesare Siepi. In futuro le restrizioni si allentarono e Christoff fece il suo debutto sulla scena statunitense nel 1956 all'Opera di San Francisco, ma, nonostante i numerosi inviti, non accetterà mai di cantare al Metropolitan.
La carriera di Christoff continua intensa fino alla fine degli anni '60, quindi rallenta notevolmente limitandosi ad alcune sporadiche apparizioni in concerti e recital. Alla sua morte, sopraggiunta il 23 giugno 1993, il suo corpo viene riportato in Bulgaria e tumulato, dopo solenni funerali di Stato, nella Cattedrale Alexander Nevsky di Sofia dove aveva cantato da bambino.
Senza precedenti sono state le sue interpretazioni del repertorio russo melodrammatico e da camera (Mussorgskij, Rimskij Korsakov, Balakirev, Glinka, Cui e Borodin). Memorabili anche le sue interpretazioni delle opere di Wagner (in particolare il ruolo di Gurnemanz nel Parsifal), di Beethoven (Fidelio) e di Verdi (Don Carlo, Nabucco, Attila, La forza del destino), fra molte altre. Nel repertorio di Boris Christoff figurano anche i canti russi di tradizione popolare e liturgica che egli fece conoscere al mondo spesso in prima esecuzione e che incise per la EMI, lasciando al mondo musicale un patrimonio fino ad allora poco conosciuto. Harold Rosenthal colloca Boris Christoff, per la sua magnetica espressività e per la sua potenza vocale e drammatica, tra i più grandi cantanti-attori di ogni tempo.
Fonte: | www.fondazioneborischristoff.org |
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creato: | lunedì 1 dicembre 2014 |
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modificato: | martedì 14 febbraio 2017 |